Alla Tenuta Belvedere tutto è biologico e niente viene dal caso: niente concimi di sintesi e tanta esperienza contadina
Da queste parti, sulle colline di Rignano sull’Arno (Firenze), il biologico è più che una scelta produttiva: è una vera e propria filosofia di vita. E di vite. Non si spiegherebbe altrimenti la scelta della Tenuta Belvedere di dotarsi di un “quad” riadattato con alcune botti per distribuire alle viti prodotti naturali senza gravare troppo sul terreno, rischiando di compattarlo eccessivamente come accade con i normali trattori. Oppure la scelta di distribuire alle piante infusi di ortica o propoli. Pratiche che nel giro di breve tempo porteranno alla certificazione biodinamica.
A spiegare le scelte biologiche della produzione del vino è la titolare dell’azienda, Caterina Ferroni, che oggi gestisce la struttura appartenuta a sua nonna dall’inizio del Novecento. “Sento il bisogno di percorrere, con e per i miei figli – racconta – la via antica dell’equilibrio tra uomo e natura, di interpretare questo connubio con scelte etiche che puntano al restauro di una nuova identità rivolta al futuro. Abbiamo parlato e sognato, controllato preventivi, passato notti in bianco e valutato tutte le possibili scelte tra le tante filosofie produttive disponibili. Abbiamo scelto di adottare un’agricoltura su misura per noi e coerente con la nostra visione basata sul rispetto dell’ambiente e dell’uomo. Abbiamo ricercato l’integrazione tra diverse tecniche produttive con scrupolose valutazioni dei protocolli di produzione biodinamica, biologica e tradizionale, per un impatto ambientale ridotto al minimo. Abbiamo iniziato curando le piante più vecchie, fusti contorti di 30 e più anni, allevati a doppio archetto capovolto oppure potati secondo l’interpretazione del contadino. Solo un ettaro e mezzo è rimasto in produzione mentre due ettari sono stati potati per essere reimpostati ad alberello. Da questi impianti abbiamo selezionato le marze per impiantare un nuovo vigneto”. E così l’avvenura bio è iniziata. L’attenzione della Tenuta Belvedere si è concentrata sulla terra e la sua vitalità: “Contribuiamo al nutrimento con le pratiche dei sovesci autunnali e primaverili per non utilizzare concimi di sintesi. Volendo abbattere il compattamento del suolo e l’inquinamento, abbiamo attrezzato un quad per la distribuzione – solo in particolarmi momenti della giornata – di preparati naturali come infusi di ortica, propoli, microrganismi antagonisti e tutto ciò che ci consente di limitare al minimo l’uso di pesanti trattori tradizionali”.
L’azienda ha scelto di far sue alcune teorie antroposofiche di Rudolf Steiner e le tecniche di coltivazione dei contadini, che più si avvicinano all’idea di naturale bioequilibrio. Da qui nascono i due vini della tenuta: il Langravio – che ai tempi del feudalesimo indicava il signore proprietario della terra, ma che Caterina ha interpretato “come la firma di un vino fatto pensando al futuro, al rispetto dell’uomo e del suo lavoro” – e il Noesis, prodotto all’interno di un orcio di terracotta toscana rivestita internamente di cera madre, dove avvengono sia la fermentazione che l’affinamento.
Tenuta Belvedere, Rignano sull’Arno Firenze. http://www.tenutabelvedere.it