Una piattaforma web con una mappatura dei rifiuti dell’industria tessile per diffondere e condividere le tecniche di progettazione di recupero
Fare tendenza e ridurre i rifiuti allo stesso tempo. Questo l’obiettivo del progetto Trash to Trend: riciclare gli scarti tessili per realizzare nuovi capi. E naturalmente lanciare mode e tendenze, perché attraverso la collaborazione con Beximco, una delle più grandi aziende dell’abbigliamento del Bangladesh, Trash to Trand ha lanciato la sua prima collezione prodotta in larga scala. La produzione dei capi della “Upcycled Collection” richiede il 70 per cento in meno di acqua e il 64 per cento in meno di energia e comporta una riduzione del 40 per cento dei rifiuti tessili.Fare tendenza e ridurre i rifiuti allo stesso tempo. Questo l’obiettivo del progetto Trash to Trend: riciclare gli scarti tessili per realizzare nuovi capi. E naturalmente lanciare mode e tendenze, perché attraverso la collaborazione con Beximco, una delle più grandi aziende dell’abbigliamento del Bangladesh, Trash to Trand ha lanciato la sua prima collezione prodotta in larga scala. La produzione dei capi della “Upcycled Collection” richiede il 70 per cento in meno di acqua e il 64 per cento in meno di energia e comporta una riduzione del 40 per cento dei rifiuti tessili.
Nato durante gli studi di dottorato della designer Reet Ausall’Accademia delle Arti in Estonia, Trash to Trend non è un semplice marchio, ma una piattaforma per condividere il design a livello globale e trovare materiali tessili di avanzo locali. La struttura mostra come riciclare gli scarti tessili reinserendoli nel ciclo produttivo con un impatto ambientale ridotto. Attraverso Trash to Trend, i designer di tutto il mondo possono trovare una mappatura e un database dei luoghi e delle tipologie degli scarti, oltre a ricevere informazioni sulle tecniche di progettazione di riciclo e recupero. Infine la piattaforma web rappresenta uno spazio interattivo in cui mettere in contatto produttori di rifiuti, progettisti e clienti. In questo modo si realizza una filiera di prodotto trasparente con dati sugli scarti sempre accessibili, condivisione delle tecniche e vendita dei prodotti.
Il progetto è rivolto ai designer indipendenti che desiderano applicare le tecniche di progettazione green, ma anche ai marchi che cercano soluzioni sostenibili al problema dei rifiuti tessili.
Per la prima collezione in larga scala, Aus ha scelto il Bangladesh, perché questo Paese è uno dei più grandi produttori tessili, ma “ha il problema più grande: non ha la gestione dei rifiuti. La maggior parte degli scarti viene inviata in Cina per essere abbandonata in in una discarica o bruciata. Di 8.000 fabbriche solo cinque possiedono il trattamento dell’acqua. Per la produzione dei propri capi, Reet Aus ha collaborato con Beximco, un’azienda che produce 56 milioni di capi all’anno e lavora con le grandi multinazionali della moda, come Calvin Klein, H & M, Tommy Hilfiger e Zara. La designer sta realizzando anche un documentario sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche da lei visitate e le sostanze chimiche tossiche spesso impiegate per realizzare i nostri vestiti.
Info: trashtotrend