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Cure, malattie e conservazione del timo (la guida)

Cosa trovi in questo articolo

Il timo è una pianta erbacea dalle molteplici proprietà benefiche per la salute umana e per quella dell’orto. Ecco la guida alla semina, al trapianto, alla conservazione, alle malattie e alla cura nell’orto biologico.

Il timo , originario delle zone occidentali del bacino del Mediterraneo, è coltivabile in tutta la nostra penisola senza particolari accorgimenti. Utile in cucina e base di svariate preparazioni farmaceutiche, è utilizzato anche in cosmetica, in profumeria e in consociazione nell’orto.

CARATTERI BOTANICI

Timo è il nome italiano delle piante del genere Thymus e in particolare del genere Thymus vulgaris, una pianta indigena dei paesi mediterranei che cresce su pendici assolate e rocciose e in luoghi aridi. Spesso coltivato come pianta aromatica negli orti, il timo comune può arrivare ad un’altezza di 60 cm, presenta fusti legnosi e molto ramificati, foglie aromatiche opposte di colore grigio-verde, frutti lisci e fiori di colore bianco o rosa tenue che compaiono a partire dal mese di giugno.

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SEMINA E TRAPIANTO

La pianta si moltiplica per semina in primavera, da marzo a maggio, in ambiente protetto per poi essere trapiantato un anno dopo, ponendo a dimora le piantine su filari distanti circa 50 cm, in terreni sabbiosi e ben esposti al sole. Il timo può essere propagato anche e più semplicemente per talea, in vivaio, nella tarda primavera o per divisione dei cespi.

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CICLO DEL TIMO

Il timo si mantiene produttivo per circa tre anni ma in alcune zone può risultare produttivamente utile anche per un quinquennio, al termine del quale risulta conveniente rinnovarne la coltivazione. A seconda delle condizioni pedo-climatiche e delle annate, il timo può regalare anche più raccolti annuali.

CURE PER LA COLTIVAZIONE

Il timo non richiede cure particolari se non semplici zappature e sarchiature e l’accortezza di mantenere il terreno sempre umido, ricordando che nei mesi caldi il fabbisogno idrico aumenta anche per questa aromatica e che eccedere nell’irrigazione può provocare marciumi che ne compromettono la produzione.

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MALATTIE CHE COLPISCONO

Le più comuni malattie che attaccano il timo sono due ruggini: la Puccinia menthae e l’Aecidium thymi che provoca macchie rossastre sulla pagine inferiore delle foglie e sui piccioli.

Queste ruggini, che si presentano soprattutto in settembre, si contrastano con il contenimento delle concimazioni azotate e con lo sfalcio dei rametti che stimolano il rinnovo della vegetazione.

Per contrastare l’alternariosi (Alternaria oleracea), che colpisce i fiori e frutti un valido rimedio è dato dalla distruzione dei residui vegetali infetti.

Il timo può essere colpito anche da un lepidottero, la tortrice (tortrix pronubana), le cui larve di colore verde scuro raggruppano, con fili sericei, foglie e germogli. Se notate, quindi, che la vostra pianta perde di vigore e ingiallisce può essere stata attaccata da questi temibili minatori fogliari, per contrastare i quali è consigliabile raccogliere manualmente i nidi, falciare e quindi distruggere le parti colpite.

La parte ipogea delle piante di timo, inoltre, può essere attaccata dai nematodi, soprattutto dal meloidogyne hapla, che causano ingiallimenti fogliari che spesso scompaiono con la ripresa vegetativa o dopo le concimazioni. L’infestazione di questo nematode galligeno, che attacca l’apparato radicale del timo, spesso ha origine in vivaio, pertanto, ponete molta cura nella scelta del materiale da trapiantare.

L’aggiunta di ghiaia al terriccio, suoli ben drenati e irrigazioni mai eccessive proteggono le radici di timo dalla marcescenza provocata da un’eccessiva umidità.

Ultima ratio: dato il costo contenuto di questa aromatica, qualora non riuscita a debellare queste malattie, potete procedere rinnovando completamente la vostra coltivazione di timo.

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RACCOLTA E CONSERVAZIONE

La raccolta si effettua tra maggio e settembre, tagliando la parte superiore dei rametti, completi di foglie e fiori.

Quando dovrete raccogliere il timo, ricordate però che il contenuto in essenza delle piante coltivate raggiunge il valore massimo nel secondo taglio e nelle prime ore del pomeriggio.

Il timo, di cui si utilizzano le foglie e la pianta fiorita, si può essiccare in sacchetti di carta e si può congelare per essere utilizzato nei mesi freddi.

PROPRIETA’ DEL TIMO

Il timo, come vedremo più avanti già noto e utilizzato nell’antichità, deve le sue proprietà alla presenza dell’essenza e trova impiego, per via interna, come vermifugo, eupeptico, stimolante, balsamico, anticatarrale, antibatterico, antisettico e antispasmodico.

Nelle tossi spasmodiche in particolare è indicato anche per i bambini e si associa al serpillo o alla bava di lumaca sotto forma di sciroppo. Per uso esterno è invece utilizzato efficacemente come deodorante, cicatrizzante e per bagni antireumatici e stimolanti.

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LE CONSOCIAZIONI

Sono molte le coltivazioni che possono beneficiare della vicinanza col timo, aiutandoci a evitare l’uso di prodotti di sintesi per la coltivazione del nostro orto. In particolare, il timo risulta efficace contro gli attacchi di limacce quando coltivato vicino a zucca, spinacio, lattuga e melone; consociato con cavolo, rapa e ravanello è un alleato nella lotta contro l’altica; e sempre col cavolo risulta efficace nel contenimento degli attacchi della pieride.

PREPARAZIONI GALENICHE A BASE DI TIMO

Si utilizza sotto forma di: infuso (2-3%), tintura in gocce, estratto fluido, essenza (per frizioni e pomate o anche in gocce per via orale) e sciroppo (10 gr di estratto fluido con 90 gr di sciroppo semplice).

L’essenza, per esempio, si ottiene da specie diverse di Thymus, di cui la Spagna detiene il primato per le maggiori varietà presenti. In particolare, quelle provenienti dalla provincia di Murcia sono caratterizzate da un maggiore contenuto di timolo, mentre quelle provenienti dalla provincia sivigliana contengono una percentuale maggiore di carvacrolo.

Sconsigliate sono le varietà provenienti dal Sud del Marocco, povere di timolo, il fenolo estratto dall’olio di timo ed il cui contenuto determina il valore delle preparazioni.

USO IN CUCINA

Il timo può essere utilizzato in cucina per aromatizzare carni, pesci e lievitati come focacce e pizze ma trova un uso diffuso anche nella conservazione di molti alimenti come verdure e olive.

CENNI STORICI

La parola Thymus, deriva dal greco Thymos che nella sua accezione positiva per gli antichi rappresentava la vitalità, il respiro e il cuore ma anche l’ira, il vigore fisico e il coraggio, tanto che i soldati ellenici tonificano il proprio corpo con lavaggi a base di acqua e timo o ne bevevano l’infuso per rinvigorire l’animo.

Sempre gli antichi greci utilizzavano il miele di timo come ingrediente aromatizzante del vino che consumavano durante i banchetti.

Gli antichi egizi, invece, sfruttando le proprietà antibatteriche degli oli essenziali contenuti nel timo e la capacità di questi di impedire la putrefazione dei tessuti, preparavano degli unguenti che poi impiegavano nei processi d’imbalsamazione.

Noto anche agli etruschi per le sue proprietà, il timo fu sfruttato più tardi anche dai romani per il potere antisettico e utilizzato sia per la conservazione delle derrate alimentari e per purificare l’aria che in epoca imperiale per aromatizzare formaggi, salse, minestre e carni.

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Manuela Serio

Nata e cresciuta a Lecce, dopo il diploma di Perito Agrario si laurea in Scienze Politiche con una tesi in Diritto Agrario Comunitario sulla legislazione dei vini DOC provenzali, presso “l’Université de droit, Sofia Antipolis” di Nizza. Nel 2013 consegue il diploma di Sommelier e dal 2014 collabora con l’Accademia dei Georgofili, curando le attività relative all’Expo 2015. Decide quindi di andare a vivere a Montepulciano e contribuire alla gestione dell’azienda vitivinicola di famiglia ma anche di dedicarsi all’attività giornalistica nel settore agricolo ed enogastronomico e di wine taster and consultant per alcune strutture ricettive nel sud Salento. E’ un’appassionata di natura, agricoltura sostenibile, moto, cucina, tennis e vela.
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