I dati sullo spreco di cibo e le abitudini dei consumatori sono stati presentati il 5 febbraio a Roma in occasione della Terza Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare
“Il frigorifero è la coscienza sporca del consumatore” recita il sito di Last Minute Market : lì, infatti, ognuno conserva i propri alimenti e proprio lì molti di essi deperiscono prima ancora di essere mangiati. Dunque, che consumatori siamo? E siamo sicuri di sapere quanto sprechiamo ogni anno e ogni giorno, sia in cibo che quindi in denaro? Forse no, perché i numeri sono da capogiro e se li conoscessimo staremmo molto, ma molto, più attenti. A fornirceli è il Rapporto “Waste Watcher” dell’Istituto Italiano Imballaggio e presentato a Roma il 5 febbraio 2016 durante la Terza Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. Questa indagine lancia la 6^ edizione della campagna europea “Spreco Zero” di Last Minute Market promossa in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e l’Enpam . Obiettivo? “Alimentare la salute: cibo educato per sentirsi sani”. Ma ora cerchiamo di capire che consumatori siamo, dal supermercato alle mura di casa.
LA SPESA DOVE, COME, PERCHÉ
Il nostro spreco di cibo inizia già nel momento dell’acquisto di alimenti, nel dove e nel come facciamo la spesa. Il supermercato e l’ipermercato, dove si possono acquistare alimenti da surgelare o che comunque, grazie a conservanti e additivi, ci diano la sicurezza di poter essere conservati per molto tempo, sono la scelta primaria dei consumatori per il 90%, il 6 % sono i piccoli negozi mentre sempre meno persone si recano al mercato per acquistare alimenti freschi. La spesa, tuttavia, si rinnova ogni 2-3 giorni per il 37% dei consumatori in modo da mantenere freschi gli alimenti, mentre la spesa settimanale sta diminuendo attestandosi al 27%: inoltre prevale, per il 64%, l’acquisto di confezioni piccole per evitare lo spreco del cibo che, contenuto nelle grandi confezioni spesso, una volta che queste vengono aperte, non viene consumato. Molti, infine, hanno dichiarato di trovarsi ad acquistare confezioni grandi per motivi di convenienza.
ETICHETTE
Le etichette risultano essere chiare per il 70% degli italiani i quali dichiarano di leggerle sempre o spesso (92%) per evitare lo spreco di cibo. “Da consumarsi preferibilmente entro”: è un dato che infatti tutti sembrano osservare con attenzione. Ma possiamo ritenerci certi di sapere il suo vero significato? Quasi tutti i consumatori dichiarano di esserne a conoscenza ma in realtà si dividono a metà nella spiegazione di tale dicitura: c’è chi sostiene che la data di scadenza può essere superata se il prodotto è ben conservato e chi dice che le proprietà del prodotto sono garantite fino alla data indicata. Per chi ha qualche dubbio, la corretta interpretazione prevede che la data di scadenza sia rigioa perché c’è in gioco la salute, ma ciò non significa che dopo la data indicata scatti un meccanismo di autodistruzione immediato: un margine di tolleranza c’è, seppur minimo, soprattutto se il prodotto è stato ben conservato. Ciò a cui gli italiani fanno molta attenzione non è solo la data di scadenza, ma per il 43% sono fondamentali anche la provenienza e gli ingredienti. Solo il 22% si informa sui valori nutrizionali e il 15% sull’imballaggio (ad esempio in merito al riciclaggio).
PACKAGING
L’inchiesta Waste Watcher 2016 porta i packaging in prima linea nella lotta allo spreco alimentare. Ma cosa si intende per packaging? Non è altro che l’imballaggio dei prodotti alimentari della cui importanza per evitare lo spreco di cibo l’85% dei consumatori è consapevole. Per il 64% il packaging è addirittura ‘indispensabile’ e il 93% dichiara di sceglierlo sulla base della sua funzionalità, oppure della possibilità di riutilizzo (90%). Ma c’è di più: il 56% dei consumatori – più di un italiano su 2 – ha dichiarato di essere disposto a «pagare qualcosa di più per avere imballaggi che aumentino la probabilità di utilizzo del prodotto, riducendone di conseguenza lo spreco».
I NUMERI DEL NOSTRO SPRECO
Nonostante i dati appena illustrati ci facciano intendere che siamo molto attenti nel fare la spesa (controlliamo le etichette, andiamo spesso a fare la spesa per avere prodotti quanto più freschi, siamo attenti esaminatori del packaging), in realtà si registra un ingente spreco di cibo sia in Italia che nel mondo. Sono infatti 1.000 miliardi i dollari che ogni anno costano al pianeta per il nostro spreco alimentare, senza considerare i costi legati all’acqua e all’impatto ambientale. In Europa ogni anno si gettano 90 milioni di tonnellate di cibo e ogni giorno ogni persona spreca 720 kcal di cibo. Nel belpaese, se sommiamo il cibo sprecato della dispensa, del frigo e dei fornelli, si raggiungono gli 8,4 miliardi di euro l’anno, ossia 6,7 euro a famiglia per 650 grammi circa di cibo sprecato. «Studiare meglio le cause e i comportamenti dei consumatori è il primo passo per garantire misure adeguate di prevenzione dello spreco – ha affermato alla presentazione di Roma il fondatore di Last Minute Market Andrea Segrè, presidente del Comitato tecnico-scientifico per il piano nazionale di prevenzione dei rifiuti (Min. Ambiente) – Per questo la campagna europea di sensibilizzazione Spreco Zero andrà quest’anno alla radice dello spreco domestico, che incide in misura rilevante sul fenomeno fino allo 0,5% del Pil italiano».
DIARI DI FAMIGLIA
Il 2016 sarà l’anno del monitoraggio dei ‘Diari di famiglia’ per indagare la reale portata del fenomeno: le rilevazioni saranno scrupolosamente annotate da famiglie scelte come campione, che indicheranno la misura quali-quantitativa dello spreco ad ogni pasto e spiegheranno come il cibo gettato viene di volta in volta smaltito. Un’indagine che avrà la validazione scientifica dell’Università di Bologna – Distal e che, sulla base dei primi test pilota avviati nel 2015, permette già di affermare che lo spreco di cibo domestico reale è circa il 50% superiore a quello percepito e dichiarato nei sondaggi. Ne deriva che gli italiani, a livello domestico, sprecano effettivamente circa 13 miliardi di euro ogni anno. La lotta agli sprechi e alle perdite alimentari, così come afferma il Sottosegretario dell’Ambiente Barbara Degani, è fondamentale per la riduzione dell’impronta ambientale della produzione alimentare, ma anche e soprattutto per la riduzione di un rischio che, coinvolgendoci molto da vicino, ci dovrebbe far preoccupare: la possibilità di non avere un’adeguata disponibilità di cibo per le generazioni attuali e future.
La lotta allo spreco di cibo, e non, deve quindi essere uno stile di vita e per questo motivo LMM ci regala 10 regole antispreco per ben cominciare:
1. Non viziare i figli.
2. Non devono sapere molto degli affari e dei soldi di casa.
3. Nel vestire e nel mangiare l’utile ma non il superfluo; che ci sia un vestito di festa; quando il cappotto o la giacca o la cravatta sono lisi fateli rovesciare, ritorneranno quasi nuovi.
4. I bambini devono mangiare tutto ciò che hanno nel piatto.
5. In casa non ci deve essere nulla da gettare via.
6. La vita deve essere austera e parsimoniosa, i soldi non si devono mai sprecare.
7. State attenti alle luci di casa, vanno sempre spente.
8. Le buste da lettera rovesciate vanno usate come malacopia.
9. State attenti alle invidie dei parenti.
10. Non state mai con le mani in mano: in giro c’è sempre qualcosa da fare.