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Olio di palma, Adiconsum: “serve chiarezza nelle etichette”

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Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) l’olio di palma non è nocivo di per sé, ma contiene componenti specifiche che possono essere causa di effetti negativi sulla salute se assunti in grandi quantità. Adiconsum non risponde alle polemiche sui dati che sono state sollevate dalla stampa ma sottolinea la necessità di avere “maggiore chiarezza sulle etichette dei prodotti alimentari”.


Il 25 febbraio l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), su richiesta del Ministero della Salute, ha pubblicato i dati sulle conseguenze dell’olio di palma sulla salute.
Non sono mancate, negli scorsi mesi, le polemiche relative all’uso massiccio di questo olio nei prodotti dell’industria alimentare che hanno fatto scattare l’allarme in riferimento all’alta presenza di acidi grassi saturi. Ora l’Istituto Superiore di Sanità specifica che l’olio di palma non è nocivo di per sé, ma contiene componenti specifiche che possono essere causa di effetti negativi sulla salute: gli acidi grassi che contiene l’alimento infatti, se assunti in grandi quantità, possono essere legati a rischi cardiovascolari. Nessun problema dunque – secondo l’ISS – se si segue una dieta sana ed equilibrata e si assumono grassi saturi al di sotto del 10% delle calorie giornaliere, come raccomandato dalle linee guida internazionali. Ovviamente, un’attenzione in più devono averla categorie a rischio per il consumo di grassi saturi come obesi, cardiopatici, dislipidemici, bambini e anziani.
Secondo il report diffuso dall’ISS, l’olio di palma contiene 50% di acidi grassi saturi (acido palmitico), 40% acidi grassi monoinsaturi (acido oleico), 10% acidi grassi poliinsaturi (acido linoleico).
Per quanto riguarda le stime di assunzione di acidi grassi saturi, dagli studi effettuati dall’Istituto Superiore di Sanità emerge che il consumo nella popolazione generale adulta è pari a circa 27 grammi al giorno, con un contributo dell’olio di palma stimato tra i 2,5 e i 4,7 grammi. Nei bambini di età 3-10 anni invece si legge un consumo di acidi grassi saturi tra i 24 e 27 grammi al giorno, con un contributo di saturi da olio di palma tra i 4,4 vs. 7,7 grammi. Tuttavia, ribadisce l’ISS, le stime sono state effettuate utilizzando come riferimento i dati dei consumo degli alimenti in Italia riferiti agli anni 2005-2006, unici dati ad ora disponibili: un aggiornamento di questi potrebbe dunque portare a definire diversi livelli di esposizione agli acidi grassi saturi da parte della popolazione italiana. È importante infatti ricordare che negli ultimi 10 anni c’è stata una crescita delle importazioni in Italia di olio di palma per i prodotti alimentari.
A contestare i dati dell’ISS è stato il ilfattoalimentare.it che ha replicato affermando che lo studio dell’Istituto si basa su dati di importazione di olio tropicale in Italia della FAO del 2011 (77 mila tonnellate) ma che stando alle aziende produttrici (AIDEPI) e all’Istat le tonnellate sono 350 mila (nel 2014). Per cui secondo il giornale i cittadini assumerebbero ogni giorno più grammi di olio di palma di quanto emerge invece dallo studio ISS.
Sull’argomento, abbiamo provato ad interpellare Pietro Giordano, Presidente Nazionale di Adiconsum, Associazione italiana difesa consumatori e ambiente, che tuttavia ha preferito non intervenire sulla questione dei dati ma ha posto l’attenzione soprattutto sulle etichette dei prodotti alimentari.
“Al di là dei dati sulla presenza di acidi grassi, ancora un volta è bene sottolineare l’opacità delle informazioni che vengono date ai consumatori tramite le etichette”, afferma Pietro Giordano di Adiconsum. “Bisogna interrogarsi sulla sicurezza, la qualità e la tracciabilità del prodotto, di qualunque tipo esso sia, ma a maggior ragione se si tratta di alimenti o ingredienti che possono provocare danni alla salute se assunti in quantità troppo elevate”.
Secondo Adiconsum dunque, il problema principale sta nella comunicazione della nocività delle quantità di olio di palma negli alimenti.

 

 

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Giorgia Fanari

Giorgia Fanari

Giornalista pubblicista freelance, blogger, social media specialist, laureata in Linguistica, sin da piccola le sue passioni sono l’ambiente e la scrittura. Nata e cresciuta a Roma, ama la sua città eterna ma le piace guardarsi intorno e viaggiare. Giorgia scrive e fotografa per l’Agenzia Giornalistica Globalpress, Eco dalle Città, collabora con l’ufficio stampa Press Play e partecipa come analista alla trasmissione di Rai Tre Tv Talk. Il suo blog è theecoowl.it. Da 8 anni è volontaria per Greenpeace Italia.
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