Mentre i notiziari di tutto il mondo continuano a parlare della pandemia di Covid-19, la deforestazione nella foresta pluviale amazzonica del Brasile continua tranquillamente a salire indisturbata.
L’area di deforestazione distrutta nell’Amazzonia brasiliana nell’aprile 2020 era più alta del 64% rispetto ad aprile 2019, secondo i dati ufficiali forniti dal governo del National Space Research Institute (INPE) del Brasile, che utilizza i satelliti per tracciare la deforestazione. Questo è un grave problema ambientale di cui si parla poco ma che dovrebbe avere maggiore risalto mediatico.
Il sistema di monitoraggio della deforestazione, DETER, ha documentato 1.202 chilometri quadrati di foresta che è stata tagliata, bruciata e abbattuta nell’Amazzonia brasiliana dal 1 gennaio al 30 aprile 2020, con un aumento del 55% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
L’aumento della deforestazione si sta muovendo in linea con i tassi già registrati gli scorsi anni.
Tuttavia, alcuni speravano che i tassi di deforestazione potessero diminuire a causa della pandemia di Covid-19 e della conseguente recessione economica globale e minore attività dell’uomo nei confronti della natura. In realtà, sembra che sia successo il contrario.
Complice un minor numero di agenti ambientali che pattugliano le foreste pluviali e le crescenti difficoltà economiche nelle aree rurali, l’epidemia in corso ha solo alimentato le fiamme della bonifica illegale che sta devastando l’Amazzonia.
Alcuni dei più forti aumenti della deforestazione si sono verificati nell’Amazzonia brasiliana tra il 1991 e il 2003. Anche se i tassi di distruzione della foresta pluviale non sono attualmente vicini ai livelli record dei primi anni 2000, negli ultimi anni si è assistito a un’altra ripresa della bonifica.
Grazie alla spinta dall’aumento della domanda globale di materie prime come carne di manzo, soia e olio di palma si è ricorsi ad una grande deforestazione per liberare terra per il disboscamento, l’estrazione e l’allevamento.
Molti ambientalisti hanno chiaramente puntato il dito della recente crescente deforestazione all’amministrazione populista del presidente Jair Bolsonaro, le cui politiche “pro-business, pro-Brasile” hanno costantemente distrutto le protezioni ambientali e incoraggiato taglialegna, minatori e allevatori illegali nel tentativo di portare prosperità economica per la nazione.
Bolsonaro ha autorizzato le forze armate ad entrare nella regione amazzonica per reprimere gli incendi e il disboscamento in preparazione della stagione secca, che inizierà intorno a giugno. Nonostante queste misure, gli ambientalisti sono convinti che questo non porterà a grossi progressi per risolvere il problema.