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Cannabis: arriva il sigaro con foglie di marijuana

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Può costare 420 dollari e durare fino a 4 ore: è il sigaro alla cannabis Leira, ribattezzato “Cannagar” e inventato da Ariel Payopay. È fatto di resina, olio e foglie di cannabis ed è pensato “per le occasioni speciali”.

Avete presente i sigari? Sicuramente conoscerete quelli cubani, i “puros habanos” con tutte le componenti coltivate e manufatte a Cuba, oppure dominicani e nicaraguensi. Ebbene, adesso hanno anche un “cugino”: il sigaro alla marijuana Leira, ribattezzato “cannagar”. L’invenzione è di Ariel Payopay che ha deciso di dare anche ai fumatori di cannabis il modo di soddisfare, con classe, i propri vizi.

SIGARI DI CANNABIS ORIGINALI

“Sigari di cannabis artigianali a base di fiori organici, smaltati con olio di cologonia, sigillati in foglie di cannabis, per offrire ore di divertimento”: è quanto si legge sul sito leiracannagars.. Il centro del cannagar è infatti costituito da 10 grammi di marijuana: le foglie vengono raccolte in modo selettivo dal giardino, si legge sul sito ufficiale. Il “cuore” viene poi cosparso da 3 grammi di olio di colofonia, un concentrato privo di solventi: questa combinazione consente di esaltare al meglio i sapori e i caratteri psichedelici della pianta. Infine, il sigaro viene avvolto e sigillato con 2 strati di foglie di canapa pura e viene lasciato a riposo per almeno un mese. Dall’inizio alla fine, dunque, l’ingrediente è la cannabis, cosa che rende questo sigaro “una delle esperienze di cannabis più pure che si possano avere”, come ha spiegato Ariel Payopay al giornale americano The Chill bud.

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COME I SIGARI CUBANI

L’idea, ha spiegato l’inventore, non è del tutto originale: altre persone avevano già sognato di realizzare un sigaro interamente con la cannabis. “La prima foto di un sigaro di cannabis l’ho vista su Instagram”, ha spiegato Ariel. Tuttavia, i cannagars realizzati amatorialmente non avevano, secondo Ariel, un bell’aspetto. Mancavano totalmente di classe: la cannabis era mischiata con il tabacco e per tenere il tutto venivano utilizzate delle stringe. Ariel intendeva invece imitare il look pulito dei sigari cubani e ha quindi lavorato per avere un prodotto esteticamente raffinato e composto totalmente di canapa. Con il tempo ha perfezionato il processo: all’inizio per preparare un cannagar, Ariel impiegava fino a 4 ore, adesso invece al massimo un’ora. Inoltre, continua a sperimentare per trovare nuove soluzioni e nuove tecniche che mettano in evidenza i sapori: ad esempio, ha scoperto che, per l’involucro del cannagar, le foglie gialle bruciano più agevolmente rispetto a quelle verdi.

IL SIGARO DA ASPIRARE

Ovviamente, come avverte l’inventore stesso, un sigaro di cannabis non è pensato per un consumo giornaliero, ma, come spiega Ariel, “per un’occasione speciale: è come aprire una bottiglia di champagne per festeggiare un evento”. Il cannagar dura per ore le regole da seguire sono le stesse di quando si fuma un sigaro, ad eccezione del fatto che il fumo del cannagar si può inalare “così da godere di un’esperienza completa e delle proprietà euforizzanti e terapeutiche della pianta”, consiglia Ariel. Fumare un sigaro di cannabis significa dunque, secondo Ariel, regalarsi un momento di piacere, soddisfando con gusto e classe un proprio vizio: come una bottiglia di scotch o di rum invecchiato per gli estimatori dell’alcool o il sopracitato sigaro cubano per gli amanti del tabacco.

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CANNABIS I PREZZI

Obiettivo di Ariel Payopay è ora quello di trovare investitori per produrre i cannagars Leira su scala industriale negli Stati americani in cui la cannabis è legalizzata. Attualmente, sono disponibili soltanto nello Stato di Washington. “Credo che i Leira possano aprire la strada per la cannabis nel mercato del lusso: mi piacerebbe che i miei cannagars fossero il primo marchio in questo settore”. Per quanto riguarda i prezzi, il “Petit Corona”, lungo 10 centimetri e con una durata di 2-3 ore circa, costa 300 dollari; il “Corona” invece, lungo 15 centimetri e con una durata fino a 4 ore, viene 420 dollari. Un lusso non da poco, insomma.

 

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Giorgia Fanari

Giornalista pubblicista freelance, blogger, social media specialist, laureata in Linguistica, sin da piccola le sue passioni sono l’ambiente e la scrittura. Nata e cresciuta a Roma, ama la sua città eterna ma le piace guardarsi intorno e viaggiare. Giorgia scrive e fotografa per l’Agenzia Giornalistica Globalpress, Eco dalle Città, collabora con l’ufficio stampa Press Play e partecipa come analista alla trasmissione di Rai Tre Tv Talk. Il suo blog è theecoowl.it. Da 8 anni è volontaria per Greenpeace Italia.
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