Spigolature sulla farmacia storica fiorentina: l’esempio delle ceramiche del convento di Santa Maria Novella
Al Museo dell?Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella le maioliche più belle
Uno degli aspetti storici più affascinanti della maiolica fiorentina riguarda le “forniture” dei grandi spedali, dei maggiori conventi e di esercizi di spezieria privati. Si tratta di una ricca ed articolata produzione che affonda le sue radici nel Medioevo e che deve essere principalmente ricondotta alle fornaci dei centri periferici di Montelupo e Bacchereto, alla base di una koiné ceramistica fiorentina che si espanse su tutto il territorio regionale, eccezion fatta per Siena, l’ultima città ad entrare nello Stato mediceo (1555) che preferì avvalersi dell’esperienza dei ceramisti locali. Nel caso specifico del cenobio domenicano di Santa Maria Novella, se già nel 1381 – come annota Fausto Berti, direttore del Museo della Ceramica di Montelupo nel libro “La farmacia storica fiorentina” (Firenze, 2010) è documentato il commercio di “acque profumate” e nel 1457 si fa riferimento alla distillazione di “erbe e rose” del convento, è solo a partire dal 1542 che è attestata la presenza di uno speziale laico alla guida del laboratorio farmaceutico, le cui funzioni si resero sempre più necessarie, specie negli anni di diffuse carestie. Con l’opera svolta fin dal 1612 da fra Angiolo Marchissi la spezieria domenicana di Santa Maria Novella, aperta al pubblico, fu in grado di produrre ogni genere di medicamenti. Ne scaturì la necessità di approvvigionarsi di una più moderna, uniforme ed adeguata dotazione ceramica per l’esposizione.
Ed è qui che entrano in gioco i ceramisti di Montelupo, fornitori ufficiali attraverso i secoli delle mense dei Medici, delle principali famiglie fiorentine e delle spezierie conventuali ed ospedaliere della città. A chi desideri toccar con mano le meraviglie di tale produzione, è d’obbligo una visita al Museo dell’Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella che custodisce una cinquantina di maioliche fra albarelli (il principale contenitore ceramico da spezieria per polveri, semi, o parti disseccate di piante ed animali), utelli (contenitore a forma di ampolla per sciroppi e sostanze liquide in generale), orcioli biansati con il versatore cilindrico sulla spalla e pillollieri con coperchio appartenenti alla manifattura Chini. E se ci è pervenuto solo qualche esemplare della produzione più antica, fra i quali un Orciolo (1580-1600) ben conservato con la figura di San Pietro martire sul fronte e sul retro lo stemma dell’ordine domenicano, più ampia documentazione riguarda la produzione successiva (1612-1620). Ventisette maioliche molto probabilmente attribuibili ad una unica bottega montelupina contraddistinte da raffinitassimi decori “a raffaellesca” con riferimenti evocativi delle decorazioni parietali d’epoca classica e degli ornati fiorentini tardo manieristi e barocchi riconducibili all’Allori e al Poccetti coinvolti, a più riprese, nella decorazione del complesso monumentale di Santa Maria Novella. E gli elogi si sprecano per gli orcioli di grandi dimensioni elegantemente rivestiti con racconti ininterrotti di satiri, cavalli alati, uccelli esotici, saporose fruttiere, figurine a ‘raffaellesca, morbidi tendaggi, cartigli e medaglioni con l’insegna domenicana.
INFO: Officina Profumo Farmaceutica di Santa maria Novella, via della Scala 16 Firenze