Rinasce il villaggio Eco grazie agli abitanti di Pescomaggiore che lo costruiscono con moderne tecniche di bioarchitettura
Un romanzo di Paul Auster inizia così: “Solo dalla distruzione può nascere una nuova vita”. Una frase che sembra scritta a posta per Pescomaggiore. La nuova vita per loro si chiama EVA l’Eco Villaggio Autocostruito. Gli abitanti di questa piccola frazione di L’Aquila, 45 abitanti, praticamente rasa al suolo dal terremoto del 9 aprile 2009, sta realizzando davvero qualcosa di nuovo. Il rischio, dato dall’isolamento e la vicinanza alla faglia, era di vederla scomparire per sempre dalla cartina geografica. La reazione dei suoi abitanti a ciò che pareva ineluttabile è diventata ostinazione, determinazione.
Che si è trasformata a sua volta in una idea di ricostruzione alternativa, un progetto a basso impatto ambientale, grazie a due architetti, Paolo Robazza e Fabrizio Savini di Beyond Architecture Group studiomobile e con l’assistenza tecnica di Caleb Murray Burdeau, esperto in bioarchitettura. EVA (Eco villaggio autocostruito), e prevede la costruzione di sette unità abitative destinate ad accogliere ventidue persone (le tipologie sono due: un bilocale di 40 metri quadrati e un trilocale di 56 mq.) tutto orientato a criteri di antisismicità, sostenibilità ambientale e risparmio, non soltanto energetico. L’abbattimento dei costi (500 euro al mq, un quinto degli appartamenti del progetto C.A.S.E., ossia delle new town) è possibile grazie all’autocostruzione e ai materiali utilizzati, tutti provenienti da una filiera corta. La struttura portante delle case è in legno e le tamponature sono in balle di paglia. La modularità delle strutture agevola la loro riproducibilità. L’utilizzo della paglia in quest’area dell’Abruzzo è una tecnica costruttiva relativamente nuova, ma che si inserisce in modo naturale nel paesaggio agrario circostante e risponde anche ad un ideale di filiera corta in campo edilizio, in quanto la materia prima sono balle di paglia fornite in loco dai campi di cereali, insieme alla farina che servirà a fare il pane nel forno comune del paese. Con i materiali e le tecniche utilizzate una sola stufa è sufficiente per il riscaldamento mentre l’energia elettrica viene fornita da pannelli fotovoltaici. La paglia ed altri accorgimenti costruttivi, rendono queste case perfettamente coibentate. Il villaggio verrà dotato di impianto di fitodepurazione delle acque nere e di compostiere per i rifiuti organici, così da trasformarli in concime per i terreni che circondano le case insieme a mandorli, noci e tartufaie.
“Il cantiere – spiega Dario D’Alessandro – è a buon punto. Una famiglia è già entrata ed uno spazio comune tipo foresteria per i volontari è stato completato. Entro giugno dovremmo completare altre due case e l’impianto di fitodepurazione. Dopo giugno inzierà la seconda fase che necessita di verifiche. Al momento dunque rimaniamo ancora accampati”. Gli ingredienti che ne fanno una ricetta unica dipendono dallo spirito dei suoi esecutori materiali. Senza aiuti istituzionali, su terreni concessi da compaesani, il progetto è completamente autofinanziato dai residenti del luogo, passando per i donatori, dagli architetti fino alla schiera di volontari. Perchè da soli non ce la possono fare, le donazioni saranno contraccambiate con l’ospitalità, il baratto di tempo e aiuto.
Per sostenere Eva: IBAN: IT 87 S 057481 54041 00000008397, COMITATO PER LA RINASCITA DI PESCOMAGGIORE, CAUSALE: ECOVILLAGGIO. Leggi tutto su: http://www.facebook.com/pages/STILE-NATURALE/310901448169?ref=ts#!/pages/EVA-lEco-Villaggio-Autocostruito-a-Pescomaggiore/122908031111?ref=nf