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L’albergo diffuso: un altro modo di fare turismo

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Cos’è un albergo diffuso, quanto fa bene all’ambiente, a chi si rivolge. Letizia Palmisano intervista Giancarlo Dall’Ara Presidente dell’Associazione nazionale degli Alberghi diffusi

Come coniugare turismo, amore e rispetto per i territori, valorizzazione dei luoghi e delle culture locali e essere in controtendenza con la crisi economica? Una ricetta ce la spiega il prof. Giancarlo Dall?Ara, Presidente dell?Associazione nazionale degli Alberghi diffusi.

Cosa è un albergo diffuso?
E? un albergo molto particolare. Intanto perché non si costruisce, nasce mettendo in rete delle case vicine tra loro che si trovano in un borgo abitato, e che sono gestite garantendo tutti i servizi alberghieri: dall? accoglienza alla piccola colazione alle pulizie quotidiane delle camere, agli spazi comuni per gli ospiti… In secondo luogo è un progetto di sviluppo sostenibile del territorio che mette in rete edifici inutilizzati, servizi del luogo e anche piccoli produttori interessati a fornire prodotti locali agli ospiti. Infine un AD si caratterizza per il fatto che non vende camere, ma lo stile di vita di un luogoCome coniugare turismo, amore e rispetto per i territori, valorizzazione dei luoghi e delle culture locali e essere in controtendenza con la crisi economica? Una ricetta ce la spiega il prof. Giancarlo Dall’Ara, Presidente dell’Associazione nazionale degli Alberghi diffusi.

Cosa è un albergo diffuso?
E’ un albergo molto particolare. Intanto perché non si costruisce, nasce mettendo in rete delle case vicine tra loro che si trovano in un borgo abitato, e che sono gestite garantendo tutti i servizi alberghieri: dall’ accoglienza alla piccola colazione alle pulizie quotidiane delle camere, agli spazi comuni per gli ospiti… In secondo luogo è un progetto di sviluppo sostenibile del territorio che mette in rete edifici inutilizzati, servizi del luogo e anche piccoli produttori interessati a fornire prodotti locali agli ospiti. Infine un AD si caratterizza per il fatto che non vende camere, ma lo stile di vita di un luogo.

Dove nasce l’idea degli AD?
L’idea dell’”albergo che non si vede” ha una lunga storia e nasce Carnia quando nei primi anni ’80 si comincia seriamente a pensare a cosa fare delle case ristrutturate dopo il terremoto del 1976, ormai disabitate. In quegli anni vengo chiamato a Comeglians – quale consulente di marketing nel turismo – e mi trovo a dover ragionare su questi temi. Ho quindi messo a punto un vero e proprio modello di ospitalità, che è stato riconosciuto per la prima volta con una norma nel 1998 dalla regione Sardegna. Da allora l’AD è diventato una realtà e è stato possibile aprire e gestire AD. Oggi in Italia 16 Regioni ne autorizzano l’apertura e la gestione e in diversi paesi esteri sono molti i progetti che riprendono, anche se in parte, queste modalità.
E inoltre sappiate che l’AD è l’unico modello di ospitalità “di origine italiana”, affondando le radici nella cultura ospitale del nostro Paese tant’è che all’estero l’espressione rimane nella nostra lingua, esattamente come facciamo noi per B&B, Residence ecc.
    
Il turismo è un danno o un valore aggiunto l’ambiente?
Può essere l’una e l’altra cosa. Un bosco può scomparire se ci si costruisce un villaggio turistico. Ma si valorizza se si utilizzano le vecchie case “forestali” creando poi delle reti di ospitalità diffusa e generando un movimento turistico quantitativamente non di grandi dimensioni però composto di persone motivate, sensibili all’ambiente. Così può essere negativo in un borgo se si costruiscono alberghi, si dà vita circuiti di negozi monomarca, stravolgendo i bar tradizionali sostituendoli con locali asettici e creando eventi “calati dall’alto”. In generale è nocivo se promuove uno stile di vita che impatta negativamente nella comunità locale e lo fa diventare un “non luogo” asettico e sostituibile. Ma è invece un contributo positivo se mette in rete ciò che esiste già e lo organizza allo scopo di incontrare le aspettative di chi viaggia nel rispetto delle regole di tutela ambientale, magari con un servizio di informazioni “responsabilizzanti” affinché i turisti stessi siano stimolati a riconoscere e rispettare le risorse locali. Questo approccio al turismo, che vede nelle varie forme di Ospitalità Diffusa degli alleati, può dare vita ad una vera industria senza ciminiere che genera reddito, crea occupazione, ed è a tutti gli effetti un contributo per fermare lo spopolamento dei borghi e dei centri storici.

Gli AD possono essere un modello di sviluppo economico e territoriale anche in questi anni di crisi economica?
Nel turismo la crisi è di gran lunga inferiore rispetto agli altri settori, anzi la domanda, anche se è molto cambiata, non dà cenni di contrazione. In ogni caso, il ritmo di incremento degli AD – pur essendo un fenomeno ancora molto ridotto – è significativo: nel giugno del 2011 erano 47 gli AD riconosciuti dall’Associazione nazionale , oggi sono 57, su un totale di un centinaio di strutture attive in Italia. Più in generale, poiché gli AD propongono agli ospiti il territorio e lo stile di vita di un luogo, per promuovere il turismo nei borghi e negli AD non si chiedono investimenti particolari, ma semplicemente di puntare sui servizi ai residenti, perché gli ospiti degli AD sono, e vogliono essere considerati, a tutti gli effetti “residenti temporanei”.
Dunque anche in un periodo critico la formula dell’AD sembra essere quella più adatta per dare vita a sistemi di ospitalità e a forme di reddito.

Infine, ci può indicare qualche esempio di alberghi sostenibili che hanno concretamente contribuito allo sviluppo sostenibile locale?
Segnalo l’AD “Torre della Botonta” che si trova a San Giovanni, nel Comune di Castel Ritaldi in Umbria che utilizza per le stanze fibre e saponi naturali, mobili di recupero, oggetti artigianali locali e non poteva mancare la cucina tipica. Oltre a una serie di accortezze ecologiche ed efficienti fino ai consigli per gli ospiti, anche con libri informativi, sulle accortezze per uno stile di vita naturale, sano e biologico.
Ma sono tanti gli AD con questa sensibilità ad esempio in provincia di Cuneo l’AD Locanda degli Elfi con il fotovoltaico, stufe a pellet e a legna e un nuovo camino ecologico a bioetanolo, con le docce che hanno i riduttori, e una forte attenzione alla gestione dei rifiuti. A Castro dei Volsci (FR) l’AD Locanda del Ditirambo ha ricevuto il premio “Turismo responsabile 2010” alla Bit di Milano e sta per avviare nell’orto un progetto di compostaggio. L’AD di Forgaria MontePrat in Friuli dal 2010 fa parte di Legambiente Turismo, e ha ottenuto la certificazione ECOLABEL, come struttura consigliata per l’impegno in difesa dell’ambiente, con ben 27 azioni di “rispetto dell’ambiente” certificate.

VIDEO intervista RAI Giancarlo Dall’Ara

Info: Alberghi diffusi

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Letizia Palmisano

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