La mano di Buddha è un cedro profumato il cui frutto è segmentato in diverse sezioni, a causa di una malformazione genetica data da una precoce ripartizione degli spicchi
Il Citrus medica var. sarcodactylus è una varietà di Citrus medica molto curiosa, nota con il nome di Mano di Buddha.
La mano di Buddha è un cedro profumato il cui frutto è segmentato in diverse sezioni, a causa di una malformazione genetica. Si tratta della precocissima partizione in spicchi del frutto, cioè lo sviluppo non interessa un insieme di spicchi che andranno a formare il frutto, bensì ogni spicchio tende a svilupparsi come unità a sé stante. Ne consegue una forma non globosa del frutto, bensì frastagliata in varie escrescenze, per cui gli orientali vi videro la forma della mano divina. Gli esperti hanno spesso cercato di favorire questa anomalia genetica in quanto produce praticamente solo buccia, cioè l’unica parte del frutto utilizzabile industrialmente. Ma sinora gli esiti sono stati deludenti: sembra che l’anomalia preferisca non venir imbrigliata, e continua a palesarsi solo spontaneamente ed imprevedibilmente.
Il cedro cresce su un piccolo albero con lunghi rami irregolari coperti di spine. Le sue grandi e verdi foglie oblunghe sono pallide. I suoi fiori sono di colore bianco violaceo dall’esterno e crescono in grappoli profumati.
Il frutto ha una buccia spessa e solo una piccola quantità di carne acida ed è talvolta senza semi. E’ molto profumato e viene utilizzato prevalentemente dai cinesi e giapponesi per profumare le camere e gli oggetti personali, come l’abbigliamento. Il cedro viene impiegato nell’industria alimentare per la preparazione di bibite analcoliche e frutta candita, ma la maggior parte ne viene consumata nell’industria farmaceutica per la produzione di olio essenziale. Nella cucina occidentale, è spesso utilizzato per la sua bellezza come ornamento per diversi piatti. Il midollo interno bianco non è amaro, come di solito negli agrumi, ma dolciastro, così le dita possono essere tagliate longitudinalmente e poi a fette e utilizzate nelle insalate o sparsi sui i cibi cotti come il pesce.
Sorprenderà scoprirne l’impiego in alcune cerimonie religiose, per le quali viene posta sull’altare a profumare, e la raffigurazione associata ad alcune divinità orientali dalle quali era considerato simbolo di prosperità.
Come gli altri agrumi, il cedro ha le sue origini nell’Asia sudorientale, più precisamente nell’area oggi amministrata dal Bhutan, ma è giunto in Europa in tempi remoti. Oggi in Italia il cedro è principalmente coltivato e lavorato in Calabria, nella fascia costiera, e poi nell’area mediterranea, in Medio Oriente, India ed Indonesia, ma anche in Australia, Brasile e negli USA. In molte località indiane cresce pure spontaneamente.
Il nome “mano di Buddha” è piuttosto recente, infatti nella sua Istoria e coltura delle piante (1726), parlando della coltura generale degli agrumi, Paolo Bartolomeo Clarici cita un “cedro a Ditella” che presumibilmente è proprio il Citrus medica var. sarcodactylus. E, ancora prima, nella bellissima opera seicentesca Hesperides sive de malorum aureorum cultura et usu del gesuita Giovan Battista Ferrari (1646), al capitolo V del Libro II, si legge di un “malum citrueum digitatum”, ossia di un brutto cedro a forma di dita.
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