Colpa di smog e caldo. A rilevarlo è uno studio co-finanziato dalla Commissione europea costato 35 milioni di euro
Le foreste italiane sono ammalate, sbiadiscono i colori e diventano più rade le chiome degli alberi, soprattutto per colpa di smog e caldo. A rilevarlo è uno studio co-finanziato dalla Commissione europea costato 35 milioni di euro; 38 partner e 24 paesi tra cui anche l’Italia che partecipa con un investimento di 3,5 milioni e la partecipazione del Corpo forestale dello Stato in collaborazione con Cnr e Cra.
Lo studio ha come obbiettivo la creazione di una rete di monitoraggio sulla salute delle foreste europee. I risultati presentati a Roma hanno evidenziato che il 35% delle foreste europee presenta segnali d’allarme. Vanno perse oltre il 30% delle foglie mentre e colori si sbiadiscono del 30%.
Le cause si possono ritrovare in agenti biotici ovvero parassiti, funghi, insetti e batteri, ma soprattutto a minacce provenienti dai cambiamenti climatici e all’inquinamento atmosferico.
Fattori del “degrado degli ecosistemi forestali” europei sono soprattutto smog, ozono, pulviscolo dell’aria e caldo. E anche se “negli ultimi due anni non c’é stato un peggioramento”, anzi le conifere mostrano “un sostanziale miglioramento” rispetto alle latifoglie che però coprono il 68% delle foreste italiane. I polmoni verdi sono colpiti da ossidi di azoto derivanti dall’inquinamento atmosferico e che ricadono al suolo con le piogge, ma anche dall’ozono che diventa “nocivo, insieme al pulviscolo atmosferico”, durante le calde giornate estive, provocando “notevoli danni” e colpendo “le specie più sensibili”.
Nel nostro Paese – in base ai recenti dati dell’Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio – ci sono circa 12 miliardi di alberi distribuiti su 10,5 milioni di ettari di superficie, di cui oltre un miliardo sono faggi. Liguria e Trentino sono le regioni con il tasso di boscosità più elevato (60% del territorio), Toscana e Sardegna quelle con più superficie.
Fonte Ansa