La maggioranza degli scienziati concorda che non valga più la pena salvarli perché i costi da sostenere non compenserebbero i risultati
Secondo una ricerca pubblicata di recente per un sempre maggior numero di esperti sarebbe meglio concentrare gli sforzi per la salvaguardia di specie realisticamente recuperabili.
Tra quelle destinate alla scomparsa, ormai è innegabile si annoverano anche il Panda e la Tigre che sono stati per lustri dei simboli per la salvaguardia delle specie in via d’estinzione. Adesso quasi la maggioranza degli scienziati concorda che non valga più la pena salvarli perché i costi da sostenere non compenserebbero i risultati.
La ricerca infatti mette in evidenza come la biodiversità stia inevitabilmente diminuendo e di conseguenza sono sempre più numerose le specie animali che entrano nella categoria di specie a rischio.
In questo quadro ci si chiede se è giusto lasciare che alcune specie scompaiano dalla faccia della terra per permettere che altre continuino a esistere e a riprodursi? L’opinione diffusa negli scienziati è che non c’è spazio per i sentimentalismi: mantenere in vita alcuni esemplari rari o irrecuperabili è molto costoso e anche inutile perché essi spesso non vivono più nel loro habitat naturale ma negli zoo o in aree protette gestite dai vari programmi governativi per la conservazione.
A contrastare il pragmatismo degli scienziati è sceso ovviamente il WWF che ha fatto del panda la sua bandiera. Diane Walkington che si occupa di queste tematiche presso il WWF in Gran Bretagna ha dichiarato alla BBC che nonostante le risorse a disposizione siano scarse e la battaglia a guardare i numeri, sia persa in partenza non bisogna mollare, ma moltiplicare gli sforzi.
Infine chi si prenderà la responsabilità di decidere quali specie salvare e quali no?