Il Diamante di Pratolino apre una nuova strada all’architettura scientifica
Una tecnologia che accumulerà idrogeno sempre disponibile
Tra i capolavori che si annoverano nel parco mediceo di Villa Demidoff, a pochi chilometri da Firenze, uno dei parchi più belli della Toscana e d’Italia, ci sono il Colosso dell’Appennino, la Fonte di Giove, la Grotta di Cupido. Da qualche giorno ne contiene uno nuovo, un’opera scientifica che farà scuola: il Diamante. Altro non è che una centrale di nuova generazione assolutamente innovativa ma spettacolare nel design. Illuminerà, giorno e notte l’intero parco ed i suoi capolavori, e ricaricherà le bici elettriche che si possono utilizzare per visitarlo.
E’ piaciuta così tanto che ci sono già lavori avviati per installarne altri due in altrettanti parchi metropolitani fiorentini, lo storico Parco delle Cascine e quello più recente dei Renai, poco distante dalla città. La spettacolare forma architettonica (alto 12 metri con un diametro di 8, formato da 38 pannelli fotovoltaici a celle monocristalline, orientati a sud, e 42 facce in vetro temprato), che lo rende particolarmente adatto per essere inserito in contesti paesaggistici di pregio architettonico e naturalistico, è una struttura geodetica di Fuller (dal nome del suo inventore, in parole povere tante piccole figure geometriche, come il tetraedo e l’ottaedro, composte di travi, che formano quasi una sfera) in vetro ed acciaio. Sviluppato e realizzato da Ricerca Enel in collaborazione con l’Università di Ingegneria di Pisa (compartimento di Architettura Tecnica guidata dal docente Pier Luigi Maffei), il Diamante è un sistema energetico innovativo che consente, per la prima volta, di testare la generazione di elettricità con pannelli fotovoltaici, integrandola con un sistema in grado di accumularla sotto forma di idrogeno e di renderla disponibile anche quando il sole non c’è, con una struttura versatile sulla quale sarà possibile sperimentare nel tempo i più evoluti sistemi fotovoltaici. L’obiettivo dichiarato è quello di testare su scala significativa l’integrazione tra i pannelli solari ed un sistema di accumulo dell’energia, al fine di migliorare la producibilità da fonti rinnovabili rendendola continua e, soprattutto, prevedibile: “Poteva essere la solita soluzione esteticamente discutibile da nascondere il più possibile, dato il contesto storico architettonico e paesaggistico nel quale è stato calato – ha spiegato Pier Luigi Maffei – invece grazie alla sensibilità di Gennaro De Michele, ingegnere di Ricerca Enel, e all’intuizione di una nostra laureanda, Eleonora De Michele, di abbinare allo studio un progetto architettonico di design, è nata questa risposta del tutto funzionale.
Il costo di un impianto del genere si aggira sui 750mila euro ma Enel lo ha “donato” alla Provincia di Firenze che per prima si è fatta avanti per ospitarlo, come progetto dimostrativo ed educativo che nel futuro verrà ricordato. Il diamante di Pratolino apre una nuova strada alla architettura scientifica”. L’obiettivo dichiarato è quello di testare su scala significativa l’integrazione tra i pannelli solari ed un sistema di accumulo dell’energia, al fine di migliorare la producibilità da fonti rinnovabili rendendola continua e, soprattutto, prevedibile.