Nel 1985 l’Organizzazione Mondiale della Sanità stilò 15 principi che avrebbero dovuto rappresentare i diritti della partoriente in ospedale: a che punto siamo oggi?
Il 9 maggio del 1985, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stilò 15 raccomandazioni che, da allora, avrebbero dovuto rappresentare i diritti di chi partorisce in ospedale.
Un argomento di fatto molto delicato ai nostri giorni: sempre più donne scelgono di partorire in casa proprio per evitare protocolli ospedalieri standardizzati che, molto spesso, non rispettano la naturalezza del parto, né le esigenze e richieste della donna stessa. Tra le altre cose partorire in casa, come chiarisce il rapporto del ricercatore danese Ole Olse ‘Meta-analisi sulla sicurezza del parto in casa’ (2008): ‘Il parto in casa è un’alternativa sicura alla nascita in ospedale per le donne con una gravidanza normale, perché riduce l’utilizzo degli interventi medici su mamma e bambino.’ In Olanda, infatti, se una donna è sana e non ha patologie, ma vuole partorire in ospedale, deve pagare: in casa invece ha l’assistenza di due ostetriche previste dal servizio sanitario nazionale. Ma tornando alle raccomandazioni che l’OMS stilò in occasione del Congresso del 1985, riconobbe che la nascita è un processo naturale e normale e, affinché queste raccomandazioni non restassero lettera morta, sarebbe stato necessario che le strutture ospedaliere apportassero modifiche sia nelle strutture dei servizi sanitari, sia negli atteggiamenti e sensibilità degli Operatori.
Ne sono passati di anni e a che punto siamo? Pare che queste raccomandazioni non sempre siano state prese alla lettera: ed è per questo che noi di Stile Naturale, che parteggiamo per un parto libero, naturale e degno di questo nome, vogliamo rinfrescare la memoria di quelle che furono 15 importantissimi diritti di chi comunque opta per l’ospedale come luogo del parto.
Raccomandazioni OMS per la nascita
1. Per il benessere psicologico della neo-madre deve essere assicurata la presenza di una persona di sua scelta (familiare o non) e deve potere ricevere visite nel periodo post-natale.
2. A tutte le donne che partoriscono in una struttura deve venire loro garantito il rispetto dei loro valori e della loro cultura.
3. L’induzione del travaglio deve essere riservata solo per specifiche indicazioni mediche, ed in nessuna regione geografica dovrebbe avere un tasso superiore al 10%.
4. Non esiste nessuna prova che dopo un precedente cesareo sia necessariamente richiesto un ulteriore intervento per la gravidanza successiva: dopo un cesareo dovrebbero essere incoraggiati i parti per via vaginale.
5. Non esiste nessuna indicazione per la tricotomia (rasatura del pube) e per il clistere prima del parto.
6. La rottura delle membrane va provocata solo in caso di estrema necessità e a travaglio inoltrato.
7. Durante il travaglio si dovrebbe evitare la somministrazione di farmaci se non per casi specifici.
8. Il monitoraggio fetale dovrebbe essere effettuato solo in vista di un travaglio indotto o in situazioni particolari.
9. Non c’è motivo di imporre alla mamma la posizione supina né durante il travaglio né durante il parto. La mamma deve poter scegliere di camminare durante il travaglio e che posizione assumere, anche al momento della nascita del bambino.
10. Quando si può è meglio evitare l’episiotomia.
11. Le madri vanno incoraggiate a tenere il bimbo accanto e allattarlo ogni volta che lo richieda.
12. Il neonato in salute deve restare con la madre il più possibile; nessun controllo della sua salute giustifica la separazione da lei, se non in casi specifici.
13. Si deve incoraggiare immediatamente l’allattamento al seno.
14. Il latte materno costituisce l’alimentazione ideale del neonato e dà allo sviluppo del bambino basi biologiche ed effetti impareggiabili. Le madri vanno incoraggiate a tenere il bimbo accanto e allattarlo ogni volta che lo richieda.
15. In gravidanza si raccomanda un’educazione sistematica sull’allattamento al seno, poiché attraverso una educazione ed un sostegno adeguato tutte le donne sono in grado in grado di allattare il proprio bambino al seno.