A 15 anni percorre il lungo tragitto portando sulla schiena suo fratello affetto da paralisi cerebrale affinché tutti possano conoscere questa malattia
Il Michigan, uno Stato federato degli Stati Uniti d’America, é stato il luogo protagonista di una meravigliosa dimostrazione d’affetto di un ragazzo verso suo fratello e della lotta contro la paralisi cerebrale. Il 9 giugno, infatti, l’adolescente Hunter Gandee, a soli 15 anni, ha percorso 91,733 km con suo fratello di 8 anni sulla schiena con l’obiettivo di sensibilizzare le persone sulla paralisi cerebrale.
Già l’anno scorso Hunter aveva portato sulle spalle suo fratello Braden, impossibilitato, a causa della malattia a camminare senza assistenza. In quell’occasione riuscì a percorrere 40 km, contro i 90 percorsi quest’anno: record quindi battuto, anzi, addirittura più che raddoppiato.
Come ha dichiarato lui stesso alla stampa locale, il giovane, partito da Lambertville con il fratello legato a lui tramite un’imbracatura, era abbastanza dolorante ma ha avuto una scarica di energia tale da permettergli di finire il suo percorso all’Università del Centro di Riabilitazione Pediatrica del Michigan nella città di Ann Arbor.
“Avere tutti lì all’arrivo é stato grandioso. Braden era eccitato, non solo perché eravamo giunti a destinazione, ma perché tutti tifavano ed esultavano per lui”, ha detto Hunter.
Inoltre i compagni di squadra di wrestling e calcio di Hunter gli hanno gettato addosso una bottiglietta d’acqua ghiacciata appena raggiunto il traguardo. Ma non solo: Jake Herbert, medaglia d’argento di wrestling a livello mondiale, nonché residente ad Ann Arbor, era presente sul luogo d’arrivo per congratularsi con i due fratelli.
Questa lunga camminata, secondo quanto dice la famiglia Gandee, sarebbe stata concepita per aumentare la sensibilità e le conoscenze, talvolta distorte, riguardo il tema della paralisi cerebrale, piuttosto che per raccogliere fondi per un progetto. Danielle Gandee, la mamma di Braden e Hunter, sostiene infatti che molte informazioni su questa malattia non erano conosciute neanche dalla sua famiglia, specialmente tutto ciò che riguardava i limiti motori, e quindi spera che anche altri possano imparare molto di più tramite l’esperienza di suo figlio. E per Hunter questo obiettivo é stato più che raggiunto, “siamo stati in grado di raccogliere ancora più persone, e questo era il nostro vero obiettivo”.
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