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Guida alla pacciamatura bio e tech!

Cosa trovi in questo articolo

Una guida per conoscere la benefica pratica della pacciamatura, le migliori tecniche sia biologiche che con materiale tecnologico, il periodo migliore per effettuarla e come effettuarla.

La pacciamatura, antica pratica agronomica che consiste nella copertura superficiale del terreno, determina le condizioni più favorevoli allo sviluppo delle piante, con effetti complessi e legati tra loro da molteplici correlazioni.

Tali effetti influiscono sul terreno e in particolare sulla temperatura, sullo stato idrico, sulla struttura, su alcune proprietà chimiche e biochimiche e conseguentemente sulla vita delle piante coltivate.

Vediamo da vicino i benefici della pacciamatura, i materiali utilizzati e i periodi dell’anno durante i quali è consigliabile praticarla.

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I VANTAGGI DELLA PACCIAMATURA

La pacciamatura viene praticata principalmente per apportare i seguenti vantaggi: conservazione nel suolo di un alto grado di umidità, realizzazione di uno strato isolante, creazione nel suolo delle migliori condizioni termiche per lo sviluppo della coltura, lotta alle malerbe, difesa del suolo dall’erosione idrica ed eolica. 

Vi sono, inoltre, una serie di benefici indiretti che migliorano le caratteristiche chimiche e microbiologiche del suolo e la struttura dello stesso.

Ciò accade perché venendo meno l’azione battente della pioggia in inverno e il “costipamento” da irrigazione e il calpestio in estate, si evita la disgregazione dei grumi terrosi e il trasporto delle particelle più fini in profondità.

Inoltre, la pratica della pacciamatura comporta l’eliminazione e la semplificazione di alcune operazioni agronomiche altrimenti necessarie, con un notevole vantaggio in termini tecnici ed economici.

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COS’È LA PACCIAMATURA

La pacciamatura consiste nel coprire superficialmente il terreno con materiali inerti collocati tra le piante. In passato veniva effettuata utilizzando oltre a materiali morti anche coperture viventi o cover crops, coltivazioni di piante miglioratrici che con la loro fitta copertura proteggevano il suolo.

L‘utilizzo congiunto di materiali vivi e morti, ancora impiegati a Giava, Puerto Rico e in altri paesi caldo-umidi, pur risultando efficaci sono stati abbandonati perché non applicabili su superfici estese e su molte colture.

Pertanto, la tecnica della pacciamatura si è evoluta anche verso una maggiore convenienza tecnico-economica.

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MATERIALI UTILIZZABILI

I materiali utilizzabili per la pacciamatura sono svariati: foglie di conifere e latifoglie da mischiare con rametti, residui di potature, compost ed erbe secche; ma anche paglia, cortecce di conifere e muschio (da non utilizzare in purezza), fronde di felci sminuzzate e anche trucioli, alghe, torba, segatura, pietrame, lapilli vulcanici, sassi, frammenti di roccia, giornali, cartoni e teli possibilmente biodegradabili.

Questi materiali a seconda della loro natura e composizione ricopriranno il suolo con uno spessore compreso tra i 5 e 12 cm e dovranno essere stesi, oltre che su tutta l’area che interessa le radici, anche sulla zona circostante.

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QUANDO EFFETTUARLA

Una pacciamatura ideale dovrebbe aumentare la temperatura media del suolo in inverno, ridurla nei mesi caldi e, in ogni caso, diminuire l’escursione termine giornaliera.

La pacciamatura primaverile, in particolare, garantisce una certa freschezza del suolo anche in estate, protegge l’apparato radicale delle coltivazioni (soprattutto frutticole) dal surriscaldamento e riduce l’evaporazione dell’acqua trattenendo l’umidità del suolo.

Viceversa, la pacciamatura estiva trattiene il calore anche in autunno e impedisce che il gelo invernale raggiunga le radici.

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COME USARE MATERIALI PLASTICI PACCIAMANTI

Dopo avere ripulito l’area interessata da eventuali infestanti, avere stimolato l’aerazione del terreno rivoltandolo e, in caso di climi caldi e secchi, avere irrigato abbondantemente e infine concimato, si potrà procedere con la pacciamatura.

Questa si effettua stendendo a mano (per piccole superfici), un film plastico traspirante (per non creare zone asfittiche e fare respirare il terreno senza creare ristagni di acqua), robusto e possibilmente biodegradabile, forandolo nei punti in cui saranno posti i semi o le piantine e assicurandolo al terreno con dei picchetti o dei sassi.

Bisogna tenere presente che i teli da pacciamatura conservano bene l’acqua presente nel terreno ma limitano la penetrazione di quella piovana, infatti per alcune coltivazioni come le fragole si dovrà irrigare sotto dette coperture.

  • Il telo trasparente ha un’elevata trasmissibilità e dà ottimi risultati dall’autunno alla primavera, l’estate però alimenta il calore.
  • Il telo scuro, invece, scalda meno il suolo, non provoca bruciature estive ed evita che i raggi solari raggiungano i semi delle malerbe. Qualsiasi sia la vostra scelta, potrete coprire il telo scelto con cortecce, ciottoli o lapilli vulcanici per mascherare il forte impatto visivo dato da questa pacciamatura.

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COME EFFETTUARE LA PACCIAMATURA BIOLOGICA

Se vorrete un effetto meno durevole nel tempo ma totalmente biologico e piacevole alla vista, utilizzerete paglia, cortecce di pino o larice e foglie secche ma anche fondi di caffè, tutti materiali che si decompongono naturalmente o vengono assorbiti dal terreno.

La paglia, da stendere in uno strato variabile tra i 5 cm nei terreni argillosi ai 10 cm nei terreni leggeri e sabbiosi, pur essendo poco durevole e determinando un effetto termico negativo, ha il vantaggio di essere attraversata facilmente dall’acqua meteorica e di essere indicata in caso di carenze di fosforo e potassio di cui è ricca.

E’ bene ricordare che la pacciamatura con soli residui vegetali ha un effetto depressivo sulla formazione dei nitrati.

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LE COLTURE SULLE QUALI APPLICARLA

La pacciamatura con film plastici si applica su numerose colture quali cucurbitacee, cavolo, fragola, lattughe, melone, pomodoro, zucchina e peperone.

Innalzando la temperatura del terreno e isolandolo dal contatto con l’ortaggio garantisce un prodotto finale più sano, come le fragole che risultano meno vulnerabili agli attacchi di Botrytis.

La pacciamatura è inoltre indicata per la coltivazione di patate, melanzane, asparagi e molte floricole tra cui il gladiolo.

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NOTE E AVVERTENZE

La pacciamatura è una pratica molto frequente sia in pieno campo che nelle serre e nei tunnel, quando è effettuata con materiali plastici comporta alcune modifiche nelle tecniche colturali, sia per l’eliminazione di alcune pratiche come sarchiatura, rincalzatura e diserbo, sia per l’adozione di nuove metodi, come nel caso dell’irrigazione, il cui sistema migliore risulta essere quello a goccia.

Aspetti negativi della pacciamatura sono, invece, l’infiammabilità dei materiali utilizzati, il potere di attirare lumache e limacce, l’eventuale precoce decomposizione del materiale vegetale che compattandosi rallenta il drenaggio dell’acqua e il passaggio di aria, ma anche malattie fungine e batteriche che sottraggono al suolo azoto utile alle nostre coltivazioni.

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CENNI STORICI

La pacciamatura è una tecnica antichissima già conosciuta nella Cina antica, praticata in epoca romana e successivamente durante il medioevo, ha visto un’evoluzione dell’impiego dei materiali più adatti.

Probabilmente il nome deriva dal vecchio termine “pacciame” con il quale si indicavano i materiali vegetali che anticamente venivano utilizzati come lettiera o come copertura dei cumuli di foraggio tenuti all’aperto.

In Inghilterra, la pacciamatura è detta mulch (termine usato sin dal XVII secolo per indicare la copertura del suolo per fini agronomici) e deriva dal tedesco molsch che significa soffice, caratteristica principale questa delle sostanze vegetali impiegate.

 

La foto di copertina è di Jeffreyw by Flick

 

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Manuela Serio

Manuela Serio

Nata e cresciuta a Lecce, dopo il diploma di Perito Agrario si laurea in Scienze Politiche con una tesi in Diritto Agrario Comunitario sulla legislazione dei vini DOC provenzali, presso “l’Université de droit, Sofia Antipolis” di Nizza. Nel 2013 consegue il diploma di Sommelier e dal 2014 collabora con l’Accademia dei Georgofili, curando le attività relative all’Expo 2015. Decide quindi di andare a vivere a Montepulciano e contribuire alla gestione dell’azienda vitivinicola di famiglia ma anche di dedicarsi all’attività giornalistica nel settore agricolo ed enogastronomico e di wine taster and consultant per alcune strutture ricettive nel sud Salento. E’ un’appassionata di natura, agricoltura sostenibile, moto, cucina, tennis e vela.
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