Nell’estate scorsa si sono verificati un numero spaventoso di incendi in Siberia e nel circolo polare articolo. Nel solo giugno, si stima che gli incendi abbiano rilasciato nell’atmosfera 50 megatonnellate di anidride carbonica, un importo pari a tutte le emissioni totali di un anno per la Svezia. Quello che si teme e che le braci spente di questi incedi potrebbero avere continuato a bruciare sotto la copertura invernale e non essere notate.
Dopo l’aprile più caldo mai registrato da anni, gli scienziati ritengono che questi “incendi di zombi” o “incendi svernanti” potrebbero essere riemersi grazie alla fusione della neve e aver innescato nuovi incendi nelle foreste boreali essiccate presenti nelle regioni artiche.
“Abbiamo visto osservazioni satellitari di incendi attivi che suggeriscono che gli incendi “zombi” potrebbero essersi riaccesi, ma non è stato confermato dalle misurazioni del terreno“, ha affermato Mark Parrington, Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), scienziato senior ed esperto di incendi. “Le anomalie sono abbastanza diffuse nelle aree che sono state bruciate la scorsa estate. Se questo è il caso, quindi in determinate condizioni ambientali, potremmo vedere un effetto cumulativo della stagione degli incendi dell’anno scorso nell’Artico, che alimenterà la stagione imminente e potrebbe portare a incendi su vasta scala e lungo termine nella stessa regione”.
I “fuochi zombi” non è la prima volta che si verificano; sono presenti prove che si sono già verificati in Alaska. Se si osservano le immagini satellitari dalla fine delle stagioni estive degli incendi, si possono ancora intravedere le cicatrici del fuoco che non si è ancora spento del tutto. Tuttavia, se si torna a guardare le immagini l’anno successivo possiamo notare ancora i bordi dell’incendio che sta riemergendo.
I ricercatori che stanno analizzando in profondità questi incendi svernanti segnalano che “si verificano più frequentemente dopo grandi anni di incendio in combinazione con i successivi inverni miti ” e di solito riemergono dopo 50 giorni che la neve si è sciolta.
L’unico modo per poter confermare un “fuoco zombi” è andare ad investigare direttamente sul campo, qualcosa che non è ancora stata fatta per il presente studio
Pertanto, nonostante la sovrapposizione di cicatrici di incendi dormienti sommate agli attuali incendi nel circolo polare artico siberiano, gli scienziati non possono verificarne le origini. C’è da considerare anche il fatto che molti incedi in queste aree rurali vengono formati dall’uomo per pratiche agricole, quindi non è possibile ancora dare una conferma ufficiale.