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Fichi d’india: dal cactus marmellata e sciroppo

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I fichi d’india sono fanno parte delle Cactaceae, di cui si conoscono i deliziosi frutti. Con un po’ di pazienza si possono ottenere marmellate e sciroppi


I fichi d’india (Opuntia Ficus-indica) sono una pianta della Famiglia delle Cactaceae, un cactus, di cui sono conosciuti soprattutto i suoi deliziosi frutti. Il fico d’India è una pianta nativa del Messico e per i messicani l’importanza di questa pianta è tale tanto da incarnare il simbolo del Paese e apparire nella bandiera della Repubblica Messicana. Al tempo degli Aztechi il fico d’india era considerato una pianta sacra e veniva chiamato Nopal. In Europa sarebbe giunta intorno al 1493, al ritorno della spedizione di Colombo e per l’alto contenuto in vitamina C dei frutti è stata una delle prime cure contro lo scorbuto. L’opuntia è diffusa, attualmente, in tutta l’America, nel Mediterraneo (in particolare Sicilia), in Africa, in Asia ed in Australia.
Le “pale” del fico d’india, che scientificamente si chiamano cladodi e sono il fusto della pianta, contengono grande quantità di acqua, ma rappresentano anche una preziosa fonte di oligoelementi, sostanze nutritive e vitamine, in particolare vitamina C. Nel succo delle foglie non mancano tiamina, riboflavina, niacina, vitamina B6, folati. I semi del fico d’india sono ricchi di lipidi e proteine, mentre i frutti sovrabbonadano di zuccheri semplici come glucosio e fruttosio. Nel frutto ci sono anche sostanze antiossidanti come l’indicaxantina e la betanina, che contrastano i processi ossidativi.
In cucina possono essere usati sia i frutti che le pale del fico d’india. In particolare, i frutti sono indicati nel trattamento dell’obesità e del sovrappeso poiché aiutano a bruciare i grassi che si depositano nello strato sottocutaneo, saziano e calmano i morsi della fame nervosa. I fichi d’India sono capaci di curare i disturbi della pelle e quelli gastrointestinali.
CONFETTURA DI FICHI D’INDIA: RICETTA
La risorsa alimentare più pregiata della pianta dell’Opuntia è rappresentata dai frutti, chiamati fichi d’India, da consumare sia freschi sia per la produzione di succhi, liquori, gelatine, marmellate, dolcificanti. Con i frutti del fico d’india si può ad esempio preparare un’ottima confettura dal sapore dolce, perfetta da spalmare sul pane o per guarnire crostate. Per prepararla avrete bisogno di 1kg di polpa di frutti di fico d’india, 500 grammi di zucchero, 1 bicchiere di acqua, il succo di un limone. Per prima cosa sbucciate sbucciato i fichi d’india indossando i guanti ed aiutandovi con un coltellino con cui incidere prima le due estremità. Eventualmente, per facilitare la rimozione delle spine, potete mettere a bagno i fichi in una bacinella con acqua tiepida per qualche minuto. Dopo aver sbucciato i fichi, tagliate la polpa a cubetti e versatela in una pentola. Mettete la pentola sul fuoco, aggiungete il bicchiere d’acqua alla polpa dei fichi d’india e portate a ebollizione fino a quando i cubetti di fichi non si saranno spappolati. Infine, togliete la pentola dal fuoco e passate la polpa al setaccio in modo da eliminare i semi. Poi, rimettete tutto in pentola sul fuoco e aggiungete zucchero e, quando il composto starà bollendo, il limone. Fate bollire per 40 minuti e spegnete il fuoco quando il composto sarà addensato. Procedete quindi a travasare la confettura nei barattoli che avrete sterilizzato in precedenza: i barattoli in vetro ed i loro coperchi devono essere sterilizzati in acqua bollente. È possibile disporli a questo proposito in una ciotola ampia, nella quale versare acqua bollente fino a coprirli. I barattoli e i loro coperchi devono essere già stati ben puliti, lavati ed asciugati prima di passare alla sterilizzazione. Potranno essere estratti dall’acqua – con delle pinze o delle presine, non toccando l’interno ma soltanto la parte laterale -quando essa si sarà raffreddata. Sgocciolateli e metteteli ad asciugare a testa in giù su dei canovacci puliti, eventualmente per asciugarli bene, potete scaldarli al forno (al minimo, per pochi minuti), senza coperchio, affinché si asciughino perfettamente anche all’interno. Dopo aver riempito i barattoli con la confettura, avvitate con forza i barattoli e metteteli, a testa in giù, in una pentola con abbondante acqua e fate bollire altri 30 minuti per dare il via alla fase di sottovuoto. Per essere certi che si sia effettivamente creato il sottovuoto, premete il coperchio del vaso: se resta immobile è andato tutto bene, se invece si sente un “clic” dovrete cambiare tappo e ripetere l’operazione.
LO SCIROPPO DI FICHI D’INDIA
In Sicilia, dove il fico d’india è molto diffuso, si produce tradizionalmente uno sciroppo, ottenuto concentrando la polpa privata dei semi, del tutto simile come consistenza e gusto allo sciroppo d’acero, utilizzato nella preparazione di dolci rustici e come infuso per un liquore digestivo. Pesate i fichi d’india solo dopo averli sbucciati (devono essere 2kg), poi schiacciateli con la forchetta o passateli con il passapatate. Dopo aver filtrato la polpa, raccoglietene il succo. Nel frattempo versate l’acqua in una pentola di acciaio, mettetela sul fuoco e scioglietevi il miele, mescolando per qualche minuto con un cucchiaio di legno. Appena il miele sarà sciolto, unite il succo dei fichi d’india, il succo del limone, la scorza (non trattata) e lasciate cuocere per 3 – 4 ore o fino a quando noterete che lo sciroppo sarà circa la metà del livello iniziale. Mescolate spesso durante la cottura. Poi invasate lo sciroppo bollente in barattoli di vetro sterilizzati, filtrandolo ancora una volta.
CONTROINDICAZIONI
Il frutto del fico d’india non deve essere mangiato in quantità eccessiva poiché potrebbe provocare blocco intestinale; è per questo sconsigliato nelle persone che soffrono di diverticoli intestinali. I fichi d’india non dovrebbero essere consumati da chi fa uso di medicinali per controllare la glicemia, come i diabetici, perché spesso causano un rapido abbassamento della glicemia. Inoltre, avendo proprietà diuretiche, i fichi d’india non vanno consumati insieme all’assunzione di farmaci diuretici, o la diuresi potrebbe troppo violenta. Si consiglia pertanto di consultare un medico in caso di dubbi.

 

Foto Alfonso Salvaggio

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Giorgia Fanari

Giornalista pubblicista freelance, blogger, social media specialist, laureata in Linguistica, sin da piccola le sue passioni sono l’ambiente e la scrittura. Nata e cresciuta a Roma, ama la sua città eterna ma le piace guardarsi intorno e viaggiare. Giorgia scrive e fotografa per l’Agenzia Giornalistica Globalpress, Eco dalle Città, collabora con l’ufficio stampa Press Play e partecipa come analista alla trasmissione di Rai Tre Tv Talk. Il suo blog è theecoowl.it. Da 8 anni è volontaria per Greenpeace Italia.
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