Quanto incido il consumo, la produzione e lo spreco di cibo sull’inquinamento? Ce lo spiega il team di bioarchitetti Iarkhi in questo articolo
Territori sottratti all’agricoltura per insediare allevamenti intensivi, conseguente deforestazione, diminuzione del suolo coltivabile e aumento di agenti inquinanti: cosa possiamo fare noi per evitare tutto questo? Diminuire il consumo di carne e poi ridurre, compostare, riciclare…
Ogni anno centinaia di migliaia di ettari di piante vicino all’acqua vengono abbattuti nel Sudest Asiatico, per gli allevamenti intensivi di gamberi; in Brasile oltre un quinto di foresta amazzonica è stato soppiantato da piantagioni di soia, mais e canna da zucchero.
Sono diminuite notevolmente le varietà di semente a causa delle multinazionali, questo per favorire la coltivazione intensiva. La soluzione a questo tipo di inquinamento è la sostenibilità.
Non esiste un unico modo di fare agricoltura sostenibile, i modelli più diffusi sono: integrata, biologica e quella biodinamica (importante la certificazione). Tutte non usano pesticidi e fertilizzanti, si ricorre ad energie rinnovabili, si evitano le monocolture e le lavorazioni intensive del terreno, si segue il ritmo delle stagioni, rispettando il benessere degli animali e quindi anche dell’uomo. Scegliendo questo tipo di agricoltura potremmo diminuire, a testa in un anno, il 30% di CO2.
Una pianta adatta al proprio ambiente ha meno bisogno di cure ed inquina meno. Con la biodiversità si ha un mantenimento flessibile del sistema, per non sfruttare in modo dissennato le risorse e mantenere un equilibrio naturale. Quindi una filiera corta la dove è possibile, è sicuramente meno inquinante, con un risparmio economico del 30%.
Mangiare molta carne, oltre che dannosa alla salute dell’uomo, è inquinante a causa degli allevamenti che hanno un impatto maggiore sull’agricoltura.
Inoltre, gli animali con i loro processi digestivi emettono gas metano, che reagendo con altri agenti nocivi, formano ozono e smog producendo il 18% di emissioni serra. Ci sono regioni in America dove in estate scorre l’allarme ozono e dove un bambino su sei va a scuola con l’inalatore antiasma.
Con l’ aumento della popolazione mondiale avremo anche un aumento del consumo di carne, se continuiamo ad andare di pari passo avremo una situazione ecologica insostenibile. Aggiungiamo lo spreco di cibo derivante dai prodotti non raccolti nei campi, dalle famiglie, dai supermercati, dalla ristorazione, dai prodotti in scadenza o quelli scartati dalla grande distribuzione, tutto ciò produce rifiuti.
Ogni anno nel mondo si buttano 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, in Europa circa 89 milioni di tonnellate, 170 milioni di tonnellate di CO2. Un’ alternativa è il compostaggio per i nostri giardini, o la biomassa, donare i prodotti in sovrappiù ai poveri.
Con le nostre scelte possiamo cambiare i comportamenti economici e produttivi, dare una svolta per un mondo biosostenibile!
Articolo a cura di iarkhi – Studio di Bioarchitettura di Bagnoli e Fantoni
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