Nelle terre di Montalbano a due passi dal mare, si trovano i Vivai del Valentino leader nella produzione delle piante grasse
Giovanni Allibrio e sua moglie Marina continueranno a coltivare in maniche di camicia cactacee e succulente in grandi esemplari. I loro vivai del Valentino dispongono di oltre 10.000 metri quadrati di serre freddeE’ probabile che per portare i doni a Scicli, in fondo alla più suggestiva Sicilia del barocco, Babbo Natale questo mese dovrà disfarsi dei soliti luoghi comuni a base di neve, abiti pesanti, renne e slitte. Là in fondo, dove l’Italia è più vicina di Tunisi all’equatore e Malta dista meno di Messina, l’inverno non fa mai paura né agli uomini né alle piante. Sicché Giovanni Allibrio e sua moglie Marina continueranno a coltivare in maniche di camicia cactacee e succulente in grandi esemplari. I loro vivai del Valentino dispongono di oltre 10.000 metri quadrati di serre fredde, ma è molta di più la terra in cui, ordinatamente in fila, crescono all’aperto vistosi esemplari di Echinocactus grusonii, straordinarie sculture, spinose come certe parentele acquisite, che l’ironia popolare ha ribattezzato “cuscini di suocera” . Qualche decennio fa il padre di Giovanni acquistò questi terreni sassosi e ben esposti a due passi dal mare, lo stesso mare che fa da sfondo e dà atmosfera agli sceneggiati del commissario Montalbano. Al tempo dell’acquisto c’erano solo isole di macchia mediterranea, radi carrubi centenari, qualche fico d’India, capperi, una masseria ottocentesca abbandonata. Poi Giovanni, completati gli studi di perito agrario, ha impiantato coltivazioni di ortaggi e un giorno, a fargli cambiare direzione, è arrivato Guglielmo Betto. Originario di Scicli e trasferitosi a Roma, questo botanico che ha dato molto alla divulgazione e alla passione in Italia per le piante esotiche all’inizio degli anni Novanta fece visita al vivaio durante una rimpatriata in Sicilia. Betto suggerì le prime piante da seminare, insegnò i suoi trucchi di esperto, seguì con affetto i primi successi. Purtroppo nel 1994 morì prematuramente senza riuscire a cogliere quanto il suo insegnamento aveva prodotto. Oggi sarebbe fiero dell’augurio che lasciò a Giovanni come dedica di uno dei suoi libri: che l’allievo superasse il maestro. Forti della specializzazione e con la complicità del luogo unico in cui l’hanno creata, a vent’anni dall’esordio Giovanni e Marina continuano a investire sulla professionalità, sulla voglia di fare e di imparare, sul desiderio di mantenere vivo il territorio che amano, sempre con l’umanità come ingrediente indispensabile per intrattenere rapporti con i clienti e con il mondo intero. Riflessivo e timido lui, creativa e volitiva lei, si dividono i compiti nella quotidianità e insieme inventano altri modi di far conoscere il patrimonio di piante che escono dal loro vivaio, talvolta dopo dieci o dodici anni di coltivazione, come magnifica espressione di questa Sicilia ragusana. Adesso che i tre figli sono grandi e studiano all’università, nel loro progetto di vita e lavoro hanno aggiunto le mostre di giardinaggio in giro per l’Italia, aule e programmi come fattoria didattica (la seconda nata in Sicilia) e un delizioso agriturismo, che hanno chiamato Dimore del Valentino, in una parte non usata della masseria, con migliaia di grandi succulente in coltivazione attorno. C’è da scommettere che Babbo Natale resterà ammaliato e lo sceglierà per concedersi una pausa.