Un auto col motore ad aria compressa. Una leggenda, una utopia o un futuro vicino? All’inizio del decennio appena trascorso fece la sua comparsa Eolo, e sembrava che una rivoluzione stesse per compiersi. Poi l’oblio, tante chiacchiere, la voce che circolava secondo cui le aziende automobilistiche avrebbero coperto d’oro il suo inventore per insabbiare quel progetto. L’idea però è rimasta nell’aria, è il caso di dirlo, e sembra essere diventato una realtà, almeno come prototipo, con l’AirPOD, mezzo di trasporto da città realizzato dalla MDI, azienda francese alla cui testa c’è l’ingegnere Guy Negre, già progettista di Formula Uno. Basta andare sul sito http://www.mdi.lu/ e vi si apre in automatico un video di una specie di abitacolo su tre ruote, col motore ad aria compressa, che scorrazza per le strade francesi. Ed è in vendita, solo tremila e cinquecento euro! Le prestazioni sono impressionanti: 220 km di autonomia nel ciclo urbano. La domanda che ci nasce spontanea è: possibile? E come mai non se ne parla? Sembra che la Tata ha già firmato un accordo per sfruttare le tecnologie MDI e, dopo aver lanciato la Nano, potrebbe davvero spingere su un modello ecologico per conquistare il “centro” delle città. E il mondo, aggiungiamo noi. Non ci rimaneva che chiedere lumi alla Tata stessa. Karin Scansoni è la direttrice di Tata Italia, con sede a Bolzano, e a lei abbiamo chiesto se e quanto manca: “E’ vero che la Tata ha finanziato e finanzia il progetto di Guy Negre, perchè ci crede e ne vale la pena. Ma siamo in realtà lontani dal realizzare una produzione vera e propria su scala industriale. Ci sono diversi problemi tecnici da risolvere. Così nel frattempo continuiamo a lavorare nello sviluppo delle vetture ibride”. E allora quella scatolina, che si può acquistare on line, che gira per le strade di Parigi in quel video sul sito della MDI, è una “sola”? Abbiamo provato, ovviamente, anche a contattare l’azienda francese ma senza risultato. E dire che era stato annunciato l’inizio della produzione e successiva messa in vendita entro il 2009, da parte dell’azienda indiana che ne aveva acquistato la licenza dai francesi. Si sarebbe dovuta chiamare Air Car. Semplice e intuitivo. E pure in diversi modelli per ospitare da due a sei persone. La tecnologia dell’aria compressa non sembra essere una novità, risulta che a New York nientemeno che nel febbraio 1870, in un tunnel scavato sotto Broadway, venne sperimentato un sistema di carrozze ferroviarie ad aria compressa. Rimane un bel mistero. E se quelle voci fossero vere per cui questo progetto non s’ha da fare? http://www.mdi.lu/